❖ Biografia ridotta
Nato a Teruel nel 1971, Javier Sierra vive e lavora a Malaga.
Se qualcosa risalta nella biografia di questo scrittore, è la sua precocità.
Entrò nel mondo della comunicazione appena dodicenne quando condusse nella sua città natale un programma radiofonico settimanale rivolto al pubblico dei bambini.
A quel tempo aveva già scritto i suoi primi articoli e racconti, anche se il suo ingresso nella stampa scritta sarebbe avvenuto solo all'età di 16 anni.
A 19 anni (e i suoi studi di giornalismo erano appena iniziati a Madrid) partecipò alla fondazione del mensile popolare Año Cero e, a 24, pubblicava già il suo primo libro.
Da allora, tra i suoi sforzi personali, ha evidenziato che le credenze occulte, estreme ed eterodosse, magiche o soprannaturali, sono parte inescusabile della nostra cultura e devono essere elementi da studiare, meditare e diffondere con rigore.
Le sue opere sono, quindi, il risultato di quello sforzo e hanno reso Javier Sierra un autore con una voce autorevole, unica nel panorama letterario contemporaneo internazionale.
Dopo la laurea in Scienze della comunicazione all'Università Complutense di Madrid, ha esercitato l'attività di giornalismo specializzandosi in archeologia misteriosa, ufologia, esoterismo e paranormale e ha diretto alcune riviste a tema:
Año Cero e Más allá de la Ciencia.
A partire dall'esordio nel 1998 con "La dama azul", ha pubblicato, finora, 10 opere di narrativa e 4 di saggistica, spesso inerenti a misteri del passato su di uno sfondo proprio alle trame del giallo, ciò che gli ha fatto guadagnare vasto successo di pubblico a livello internazionale.
Attivo anche come divulgatore in radio e in televisione.
È stato insignito del Premio Planeta nel 2018 grazie al romanzo Fuoco invisibile, sulla ricerca da parte di un filologo irlandese di una preziosa opera del Siglo de Oro.
I suoi lettori sono abituati a vederlo negli Stati Uniti, in Turchia, in Egitto o anche in Medio Oriente, ma Javier Sierra sa che per cercare grandi enigmi e trovarli, basta uscire dalla porta di casa. Nel 1997, con il prezioso aiuto di Jesús Callejo, scrive Strange Spain (La España extraña), una sorta di “guida Michelin” ai principali misteri del suo paese d'origine.
Callejo, autore della trilogia Esseri Magici di Spagna, nonché di innumerevoli saggi su feste magiche, esseri fantastici e storia ignorata è stato il compagno perfetto per questa avventura. “In realtà”, spiega Javier, “Strange Spain sarebbe stata la prima parte di un'altra trilogia in cui Jesús Callejo e io avevamo intenzione di esplorare i misteri celesti, terrestri e acquatici della penisola, delle Isole Baleari e delle Isole Canarie.
Tuttavia, il progetto attende ancora un momento migliore per essere completato…”
Strange Spain è uno dei libri più singolari di Javier .
Può essere letto a casa, ma i suoi autori consigliano di tenerlo nel vano portaoggetti della macchina e di usarlo come ispirazione per trovare “tutto ciò che è soprannaturale e sorprendente ciò che ci circonda”.
Dagli strani santuari della Vergine, passando per città i cui stemmi sono stati disegnati degli UFO, senza dimenticare altri ORNI (Oggetti Religiosi Non Identificati) come le quasi 30 copie della Sindone di Torino che si venerano in Spagna o reliquie assurde come pezzi di presunta terra del Paradiso o i pannolini di Gesù Bambino, tutte queste informazioni sono raccontate con un sano senso dell'umorismo oltre che con un approccio rispettoso e profondo.
Mappe, 2 completi indici onomastici e geografici per facilitare la consultazione dell'opera e abbondanti illustrazioni punteggiano un testo unico che delizierà quei viaggiatori che vogliono sviluppare il fine senso dell'olfatto di cui vantano questi 2 cercatori di misteri.
Lo scrittore e collaboratore di "Herrera en COPE" spiega tutto ciò che riguarda un oggetto volante di più di mille anni fa ritrovato in Colombia.
Ogni settimana rivediamo i più misteriosi della settimana a Herrera su COPE e lo facciamo con chi sa farlo meglio: lo scrittore Javier Sierra.
E se ci porta sempre i misteri che meno ci aspettiamo, quello di oggi vi lascerà pietrificati.
Andremo in Colombia, precisamente a Bogotà.
C'è il Museo dell'Oro, che conserva pezzi e cimeli che hanno più di mille anni.
Ognuno di essi è interessante, ma ce n'è uno in particolare che sembrava prefigurare il futuro: uno dall'aspetto aerodinamico in grado di volare.
Qualcosa di piuttosto interessante che porta un ingegnere alla decisione di sottoporlo a diversi test per verificare fino a che punto potrebbe volare e in che direzione.
Sottoposto al test in una una galleria del vento, sorprendentemente, vola come farebbe un aeroplano. Ed è molto intrigante, perché, anche se potrebbe essere modellato su un uccello, non lo imita e non ha la forma di un uccello.
Qualcosa di origine davvero strana e che ha a che fare con altri oggetti ritrovati in Egitto e con alcuni scritti che li descrivono in India.
Oggetti che potrebbero essere di origine extraterrestre.
❖ L'origine extraterrestre di questi oggetti
Sia questo oggetto in Colombia che quello in Egitto danno ai ricercatori molto su cui riflettere, poiché, non riescono a trovare la loro origine e potrebbero predire il futuro aerodinamico. Ma potrebbero avere un’origine extraterrestre?
Questo è ciò che approfondisce Javier Sierra.
"Ha attirato molta attenzione perché, mezzo secolo fa, divennero molto famosi quando uno scrittore disse che gli extraterrestri ci visitavano e che questi erano oggetti che gli extraterrestri avevano portato", ha detto lo scrittore.
È allora che rivela qualcosa che non aveva mai detto e cioè, che a soli 16 anni è diventato membro di un club molto particolare.
"Sono diventato membro dell'Ancient Astronaut Society, ti hanno inviato un biglietto con il disegno dell'aereo colombiano sul cartoncino, un disegno che era della mia adolescenza e volevo sapere come andava", ha detto.
È così che ha studiato tutto su questo oggetto.
"In Colombia ci sono anche questi tipo di oggetti, piccoli gioielli che stanno nel palmo di una mano, sono come mosche, fatti d'oro e di bronzo e hanno un'ala nella parte inferiore come i caccia, come un Eurofighter che gli permette di planare ", ha espresso.
❖ Molte domande irrisolte
Come ha spiegato Sierra, si tratta di un oggetto molto speciale che unisce la particolarità di uno ritrovato nel XIX secolo sulle rive del Nilo, vecchio di circa 2.000 anni.
"Sembra un giocattolo di legno di balsa che ha sorpreso un responsabile del museo del Cairo. Lanciandolo in aria, planava e si comportava molto bene.
Aggiunto un timone originale; non ha volato per un paio di metri, ma fino a 10 metri con una certa forza, si è valutato se ci fossero previe conoscenze aerodinamiche", ha affermato.
In India c'erano anche degli scritti che parlavano delle navi degli dei, testi di 5.000 anni fa e che "tipicizzano i veicoli aerei degli dei, ma con dettagli impressionanti, spiegavano come proteggerli e come effettuare atterraggi forzati". Inoltre, c'erano fino a 4 tipi diversi.
Ci sono però molti interrogativi irrisolti su tutto questo, perché è noto che l’essere umano ha sempre avuto una radicata ossessione per il volo, prestando molta attenzione a quegli animali che volavano e tendevano a riprodurli.
"Sappiamo che le culture che hanno creato gli alianti non hanno nelle loro leggende alcuna allusione straordinaria a oggetti non identificati", ha detto Javier Sierra.
Non si sa perché abbiano creato questi giocattoli o per quale scopo, ma è impressionante che assomiglino agli aeroplani attualmente funzionanti.
Anna Rumi
MC:
oggi vi parleremo di un argomento appassionante che ebbe inizio più di 26 anni fa, più o meno nel 1965. Sono sicuro che tutti voi avrete sentito parlare del pianeta Ummo e dei suoi presunti visitatori che sarebbero tra di noi da anni e anni.
Per parlare di questo caso ufologico è qui con noi un noto ricercatore e giornalista del mondo ufologico, Javier Sierra. Javier, benvenuto.
JS: Salve, buona sera.
MC:
Javier, quali sono... ehm...gli antefatti del caso Ummo?
Cos'è questa meravigliosa storia... ...poi definita "il caso perfetto, Ummo?"
JS:
Beh guarda, il caso di Ummo ha inizio, come stavi dicendo, attorno al 1965 in una cornice straordinaria e speciale come quella de "La Balena Allegra", una cantina del "Caffe' Lión" a Madrid. E, in quell'ambiente, si riunivano alla fine degli anni '50 e, inizi degli anni '60, tutte le persone interessate (a Madrid) a questi temi ufologici, che, a quel tempo, erano un po' temi tabù. Si riunivano lì attorno a una figura che era Fernando Sesma Manzano, che potremmo considerare come il primo "contattato da extraterrestri" di Spagna, che diceva di essere in contatto in qualche modo con presunti visitatori da altri pianeti.
Contatti che arrivavano a... fargli visita presso la Casa de Campo di Madrid, dove diceva di vedere degli UFO; dove diceva perfino che gli extraterrestri stessi... gli avevano lasciato prove da mostrare... mescolando moltissime volte il suo racconto con le più aberranti assurdità.
Ed è lì, in quell'epoca, dove compaiono personaggi pittoreschi che si autoproclamano extraterrestri, come un certo "Saliano" del quale possiamo vedere un ritratto.
MC:
Si', vediamolo.
Stiamo vedendo il ritratto di Saliano;(non disponibile) certo e' molto curioso...
JS:
Sì, nel quale inoltre... se ci badi, beh, quest'uomo, entità o essere, come diceva lo stesso Fernando Sesma, mandava: lettere alcune scritte a mano e altre (meno spesso) dattilografate, nelle quali forniva tutta una serie di rocamboleschi dettagli sulla vita delle persone che frequentavano quel posto. E questo sapeva un po' di... beh, di pettegolezzo tra le persone che frequentavano la cantina di quel caffè di Madrid.
Ed e' curioso perché... immediatamente dopo la comparsa di questi messaggi, che tra l'altro
erano anche firmati in un modo molto variegato e...
MC:
Infatti stiamo vedendo adesso la firma di Saliano.
JS:
Ecco, questi sono i documenti che fanno un po' da supporto alla storia preliminare de Ummo... Perché in mezzo a quella baraonda di messaggi che arrivarono perfino a dire cose così pittoresche che... Beh, una delle prove che Saliano fornì a Fernando Sesma fu un calzino che fece trovare nella Casa de Campo, calzino che lui avrebbe lasciato lì e infatti Fernando Sesma andò alla Casa de Campo, spostò una pietra... e lì sotto trovò un calzino che aveva la scritta "Saliano" nella parte superiore.
Bene, questo tipo di situazioni così rocambolesche furono il piede di partenza per l'apparizione di certi messaggi scritti a macchina, lettere che... potevano variare da 2 a 25 pagine (in certe occasioni anche di più), che venivano ricevute nel seno di quella "Balena Allegra"; e le persone che le mandavano mantenevano l'anonimato, ma si autoproclamavano provenienti da un pianeta chiamato "Ummo" e che il loro rapporto o... le loro intenzioni erano di mettersi inizialmente in contatto con un selezionato gruppo di umani per avviare quelli che potevano essere definiti i preliminari per una relazione più ampia fra Ummo e la Terra.
Nelle loro "informative" per esempio, raccontavano che loro... erano arrivati sulla Terra il 28 Marzo del 1950 atterrando nelle Basse Alpi francesi a La Javie; e inoltre fornivano un'altra serie di dettagli tecnico scientifici sul proprio pianeta o su questioni che avrebbero potuto interessarci.
MC:
Vediamo di conoscere proprio tutti questi dati che ci sono su questo pianeta.
Dov'é localizzato esattamente?
JS:
Beh guarda, loro dicono che provengono da un pianeta chiamato Ummo che nei nostri cataloghi stellari localizzano come orbitante attorno alla stella Wolf 424 (che loro, beh, la chiamano in un altro modo: la chiamano Iumma), e che da quando localizzarono un segnale emesso nel 1934 dalla Terra proveniente da una nave che stava facendo prove sulle onde radiofoniche e la loro riflessione nella ionosfera...
MC:
A Terranova, no? erano li' a fare le loro prove...
JS:
Sì, è così. E le onde giunsero fino al pianeta Ummo. Questa è la storia un po' ufficiale.
Allora, a partire da questo, decisero di venire qui a Oyagaa, che è come loro hanno battezzato il nostro pianeta... E quando atterrarono, rimasero sorpresi perché scoprirono che l'anatomia degli abitanti di Oyagaa, cioè del nostro pianeta, era molto simile alla loro.
Loro sono alti, biondi, di aspetto nordico ma con un paio di differenze che, appunto, li differenziavano dalla razza umana. Da un lato loro non potevano articolare perfettamente la voce, cioè avevano problemi con le corde vocali; e poi avevano un'ipersensibilità ai polpastrelli.
Di conseguenza, non potevano fare lavori manuali troppo duri o per esempio, non potevano scrivere a macchina. Ed è proprio in questo dettaglio il primo punto di collegamento con le nostre indagini relative all'argomento Ummo, che, in un primo momento, pensavamo si trattasse di uno scherzo, magari concertato proprio da Fernando Sesma e specialmente nella cornice nella quale iniziarono a svilupparsi quei fenomeni.
Tuttavia, considerandone la durata nel tempo (sono già... più di *26 anni che si parla di Ummo) ci fa sospettare che...
*Nota Silverland:
Tenete conto che questa intervista è vecchia, oggi, Gennaio 2024, superiamo abbondantemente i 50 anni.
...dietro questo tema ci sia di più: un qualcosa che probabilmente non è ummita, cioè: che non è extraterrestre...
MC:
O che è molto terrestre...
JS:
Che è molto terrestre e forse collegato a un esperimento fatto da organizzazioni alle quali faremo riferimento in seguito. Allora, dicevo, che il primo collegamento con l'indagine vera e propria sul tema Ummo fu incentrata sul fatto che loro non potevano scrivere a macchina e quindi, **assunsero (ce lo scrivono loro stessi) tramite annunci sul quotidiano ABC, un dattilografo madrileno che batteva a macchina tutte le relazioni che loro gli dettavano.
**Nota Silverland:
sia la parte relativa all'annuncio prima, che con l'assunzione dopo, genererebbero da sole almeno un centinaio di domande che necessiterebbero di risposte sensate per dar credito a tutta questa vicenda, ma andiamo avanti...
Le nostre indagini ci hanno portato a trovare il testo... cioè, il testo dell'annuncio sull'ABC; e siamo anche riusciti quasi a trovare questo presunto dattilografo che poi però è letteralmente ***svanito nel nulla...
***Nota Silverland:
Certo che questa è proprio sfortuna.
...Ma ciò ci ha permesso di giungere alle prime conclusioni: e cioè, che naturalmente gli ummiti (chiunque fossero) siano esistiti davvero e che stabilirono davvero un contatto con uno o più dattilografi.
MC:
Prima di parlare di tutti... ehm... questi contatti nei quali si parla di persone di Madrid, di Barcellona, di Siviglia, perfino di Bilbao qui nel Paese Basco ci furono contattati...
JS:
Si', certo, come no!
MC:
Vediamo, questo è proprio il simbolo di Ummo.
Stiamo vedendo questo simbolo che credo ormai abbiano visto tutti almeno una volta.
E' un simbolo molto curioso.
JS:
Sì, questo è il timbro con cui loro autenticano le loro lettere differenziandole da qualsiasi altro tipo di missiva apocrifa, ma, in realtà, anche questo non è poi tanto difficile da falsificare.
E proprio questo timbro è stato la nota caratteristica che ha contribuito alla loro popolarità di questo tema perché, anche se i contatti iniziarono nel '65, dopo ci sono stati 2 casi ufologici davvero notevoli che di per se hanno dato l'impronta a tutto il caso Ummo che si sviluppò in seguito.
MC:
Il primo contatto, Javier, fu nelle Alpi francesi se non ricordo male, no?
JS:
Sì, è quello che dicono loro.
MC:
Parliamo allora di questo primo contatto che è molto curioso, perché... fecero razzia svuotando completamente una fattoria, no?
JS:
Sì, è uno dei dettagli più curiosi.
Loro dissero che... arrivarono sul nostro pianeta il 28 Marzo del '50 e atterrarono molto vicino a La Javie, che è un paesino francese delle Basse Alpi.
La prima cosa che trovarono è una montagna dove predisposero la loro base in una specie di grotta e che loro adattarono; cominciarono poi a osservare i dintorni e raccontarono di essere scesi a La Javie una notte dove rubarono... da un contatore elettrico, a denaro, scarpe, vestiti ecc. della gente della casa.
MC:
Documenti, soldi, perfino una lampadina...
Come mai? Cosa se ne facevano di una lampadina?
JS:
Sì, in effetti era il loro primo contatto (così dicono) con la nostra civiltà.
E a partire da quel momento... si realizzarono i propri vestiti e gli indumenti necessari a camuffarsi...
MC:
Erano come dire, dei "campioni di cose" che si usano di solito qui sulla Terra e che loro hanno utilizzato, no?
JS:
Esatto. E allora a partire da ciò iniziarono a mescolarsi tra di noi.
La cosa curiosa è che il resoconto di questi fatti è pieno di piccoli dettagli che offrono tutta un'impressione di autenticità. Per esempio: loro dicono di aver rubato tutta quella serie di oggetti e, quando pochi anni fa Claude Poher, un importante studioso francese, tramite
Antonio Ribera, un ufologo di Barcelona, iniziarono a indagare su questa vicenda, Claude Poher si mise in contatto con un suo cugino che era uno dei ministri francesi e allora venne disposta un'indagine a tappeto in tutta quella zona più di 20 anni dopo i fatti; si scoprì
che in effetti erano stati rubati tutta quella serie di oggetti.
Un altro dettaglio, per esempio, che potrebbe non avere importanza ma che in questa cornice
meticolosa lo è, è che loro dicono che la prima cosa trovata subito dopo essere scesi dal loro UFO (e anche questo comporta una certa ironia) furono alcuni resti di escrementi umani
vicino a una copia de Le Monde usata per pulirsi e per poi lasciarla li'... e loro descrivono la prima pagina di questo quotidiano al millimetro, arrivando perfino a descrivere una caricatura che faceva un'allusione al Generale De Gaulle.