Nel 1947 il Presidente Truman istituì il gruppo super-segreto MJ-12, formato dall’entourage scientifico-militare dell’epoca.
Sebbene esso esista ancora oggi, nessuno dei membri originari è ancora vivo…
Alla fine degli anni '40 vi furono ulteriori UFO-crashes.
Il 30 aprile 1964 vi fu un contatto tra gli alieni ed il governo USA presso la base USAF Holloman, New Mexico, e fu stipulato un accordo con queste EBE secondo cui, in cambio di tecnologia aliena, gli USA avrebbero accettato di ignorare rapimenti di umani e di insabbiare ogni notizia sulle MAM.
Le EBE ( Extraterrestrial Biological Entity ) assicurarono all’MJ-12 che i rapimenti, che duravano solo un paio d’ore, erano solo un monitoraggio delle civiltà in via di sviluppo.
Le finalità di tali rapimenti risultavano essere:
Il governo USA non era inizialmente consapevole di cosa significasse questo patto scellerato. Erano portati a credere che i rapimenti fossero essenzialmente non nocivi, e, dato che comunque
sarebbero avvenuti con o senza il loro consenso, si limitarono ad insistere che venisse loro sottoposta periodicamente una lista di rapiti da consegnare all’MJ-12 ed alla NSA. Le EBE sono
afflitte da una tara genetica che colpisce il loro sistema digestivo che praticamente non esiste. Alcuni ipotizzano che siano stati coinvolti in una guerra atomica, oppure, che siano sulla curva
discendente della loro evoluzione genetica.
Per poter sopravvivere, usano un enzima o una secrezione ormonale ottenibile dai tessuti umani ed animali.
Queste, vengono mischiate con acqua ossigenata ed applicate sulla pelle, immergendo parti del corpo nella soluzione.
Il loro corpo assorbe tutto e ne rigetta i residui sempre attraverso la pelle.
Le numerose mutilazioni animali avvenute dal 1973 al 1983 erano dovute alla raccolta di questi tessuti da parte degli alieni. Le mutilazioni includevano la rimozione dei genitali, del retto, degli occhi, della lingua e della gola, il tutto usando il laser ed erano estremamente precise. In alcuni casi le incisioni venivano praticate negli spazi tra una cellula e l’altra, un processo che noi ancora oggi non sappiamo fare.
In molti casi, nelle carcasse non c’era una benché minima traccia di sangue.
Questo è stato notato anche nel caso delle mutilazioni umane; uno dei primi casi, fu quello del Sergente Jonathan P. Louette presso il poligono di lancio missilistico nel 1956, che fu ritrovato 3
giorni dopo che un Maggiore dell’USAF aveva assistito al suo rapimento da parte di un UFO mentre era impegnato nella ricerca di residui missilistici a terra, at ore 03:00.
Gli erano stati rimossi i genitali, il retto, gli occhi e scolato di ogni stilla di sangue.
Da alcune prove raccolte, pare evidente che questa operazione venne effettuata, in buona parte dei casi, quando la vittima umana o animale è ancora viva.
Le diverse parti del corpo vengono riportate in vari laboratori sotterranei, uno dei quali si trova nella piccola base USAF di Dulce, New Mexico.
Sembrerebbe, che questa, occupata dalla CIA e dagli alieni sia enorme, con mura rivestite di piastrelle che proseguono all'infinito. Testimoni raccontano di enormi contenitori colmi di un liquido
ambrato con parti del corpo umano che galleggiano dentro.
Dopo un primo accordo, venne chiuso per 1 anno Groom Lake, uno dei più segreti centri sperimentali americani, tra il 1972 ed il 1974, e fu costruita un’enorme installazione sotterranea per e con
l’aiuto delle EBE. La tecnologia data da loro in cambio fu fornita ed installata, ma poteva essere azionata solo da loro.
Inutile dire che non poteva essere usata contro di loro.
Fra il 1979 ed il 1983, l’MJ-12 finalmente si accorse che tutto non andava come doveva.
Venne a sapere che il numero dei rapiti era di molte migliaia superiore a quanto riportato nelle liste ufficiali. Oltretutto, divenne chiaro, che alcuni bambini dichiarati ufficialmente spariti, erano stati rapiti come gli adulti. Nel 1979 scoppiò una rivolta a Dulce.
Venne chiamata una specie di forza armata per liberare alcuni scienziati USA intrappolati là dentro, che avevano capito cosa stesse accadendo.
Stando ad una fonte, furono ammazzati 66 soldati USA, e gli scienziati non furono liberati.
Nel 1984, l’MJ-12 capì, finalmente, la sciocchezza che aveva commesso nello stipulare quel patto scellerato. Aveva però promosso la produzione di alcuni films "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo" ed "ET" per far abituare la gente ai Grigi, che venivano descritti come benevoli fratelli spaziali. In pratica, l’MJ-12 aveva venduto le EBE al pubblico e si trovava davanti una realtà completamente diversa. Nel 1963 si era messo a punto un piano per svelare tutto, ma questo andò
per aria lasciando l’MJ-12 nel panico e nella confusione più totale.
I membri dell’MJ-12 s’incontrarono allora presso un solitario ritrovo, un loro club privato per decidere sul da farsi. Una parte di loro voleva confessare tutto chiedendo perdono ed aiuto ai
cittadini. La maggior parte invece, sosteneva che non era possibile farlo, che la situazione era insostenibile, che era inutile agitare i cittadini con la terribile verità e che l’unica soluzione
era continuare a lavorare su un’arma usata contro le EBE, camuffandola dai SDI.
Negli ultimi 4 anni fu compiuto un grande sforzo da parte di tutti coloro che vi parteciparono.
L’operazione Plowshare che ebbe luogo nel 1965, fu presentata alla gente come un esperimento di applicazioni pacifiche di esplosivi nucleari.
Immaginate come vi sentireste se al risveglio vi si presentasse questa scena.
Ma tutto questo può accadere realmente, o si tratta dell’ennesimo tentativo di sconvolgere la gente con storie incredibili? Certamente può esserlo per coloro che hanno vissuto questa esperienza. Infatti, sia che si tratti di un evento generato dalla nostra mente, sia che si tratti di una esperienza reale, una cosa è certa: le persone coinvolte sono state profondamente scosse da queste apparizioni. E sulla base di questo, il mistero dei rapimenti di umani da parte di Alieni va trattato col massimo rispetto.
Innanzitutto bisogna premettere che i rapiti sono di ogni ceto e cultura, provengono da aree geografiche estremamente differenziate e spesso parlano delle esperienze vissute con una grande riluttanza. Si tratta solitamente di gente sana, ma spaventata dal fatto di vedere ridicolizzata la propria esperienza e di essere considerata alla stregua di comuni cialtroni.
Inoltre, i rapimenti non avvengono sempre in boschi desolati e lontani dagli occhi di testimoni, come non accadono sempre a persone che vivono sole.
Sebbene ogni caso debba essere trattato diversamente, molti di essi presentano alcuni elementi comuni: ad esempio i rapimenti sembrano avvenire fuori dal tempo.
Con questo intendo che il tempo sembra fermarsi o congelarsi al momento del rapimento. Il rapito è paralizzato, incapace di parlare o di muoversi, e sorprendentemente rilassato.
Le vittime di un rapimento da parte di Alieni raccontano di una sorta di telepatia fra loro e i visitatori, durante la quale vengono invitati a restare calmi e vengono rassicurati sul fatto che non verrà fatto loro alcun male. I rapiti assicurano inoltre di aver subito impianti, e in particolare, si parla di un congegno inserito dentro alla testa, vicino al cervello; esso sarebbe una sorta di meccanismo posizionale, e servirebbe agli Alieni per tenere sotto controllo la loro vittima. Tuttavia, mentre alcune foto ai raggi X avrebbero provato l’esistenza di questi dispositivi, è da evidenziare che nessuno di essi è mai stato estratto e identificato come di origine extraterrestre.
La fenomenologia dei rapimenti, possiede, senza dubbio, caratteristiche traumatiche e non è quindi possibile raggiungerne la piena comprensione se non in seguito ad uno studio attento della sua profonda implicazione per quanto concerne l’apertura della coscienza umana, come avremo modo di spiegare in seguito.
Purtroppo, una buona parte dei ricercatori, si sofferma all’analisi fisica del fenomeno, evidenziando quindi gli aspetti traumatici derivati dal confronto con una realtà che irrompe rudemente nella nostra vita, oltrepassando i confini di quella che potremmo definire “normalità”. Le abduction si verificano generalmente quando il soggetto da prelevare si trova all’interno della sua abitazione o alla guida della sua auto.
Gli indizi che rivelano l’imminenza di un rapimento sono identificabili nella presenza di una luce azzurra o bianca che inonda improvvisamente la camera da letto, la percezione di uno strano ronzio, la vista di esseri umanoidi, l’avvistamento di oggetti volanti non identificati, sia da parte del rapito che da testimoni che si trovano nelle immediate vicinanze.
Il soggetto in questione viene poi sollevato da un fascio di luce e, passando attraverso i muri della propria abitazione o il tetto dell’automobile, viene trasportato all’interno dell’astronave
aliena. A nulla servono le richieste disperate di aiuto lanciate magari al coniuge che rimane “addormentato” per tutta la durata del rapimento.
Una volta a bordo della nave l’addotto viene sottoposto ad una serie di analisi e visite, per lo più urologiche o ginecologiche, mentre alla paura dell’esperienza in se stessa si aggiunge il
terrore dovuto ad un senso di intorpidimento che non gli permette di compiere movimenti volontari. Gli esseri, generalmente dalla pelle grigia, la testa priva di capelli, le braccia lunghe e la
bocca minuta, continuano a studiare il prigioniero tenendo i loro grandi occhi molto vicini al suo volto. Nella maggior parte dei casi, gli alieni comunicano con i rapiti per via telepatica e
trasmettono loro informazioni o tentano semplicemente di tranquillizzarli con la promessa che non verrà fatto loro alcun male.
Molti addotti hanno inoltre raccontato di aver visto, a bordo delle astronavi, bambini dall’aspetto ibrido, nati dalla fecondazione di ovuli alieni con sperma umano o viceversa, e di essere stati incoraggiati a giocare con loro.
Generalmente i rapiti non ricordano tali esperienze, ma accettano di essere sottoposti a sedute di regressione ipnotica per colmare strani vuoti di memoria o per trovare una risposta a paure inconsce, quali, quella di volare, nel buio, degli ascensori, degli animali, degli insetti, di luoghi chiusi o del contatto sessuale.
Nel corso di queste visite psichiatriche, i pazienti rammentano quanto accaduto e rivivono il trauma dell’esperienza. Alcune donne ricordano di aver subito l’asportazione degli ovuli, che vengono poi fecondati dagli extraterrestri. L’essere geneticamente modificato viene in seguito inserito nel loro ventre e sottratto solo dopo poche settimane di gestazione.
Secondo il noto psichiatra di Harvard, John Mack, l’aspetto traumatico è diviso in 4 punti.
❖ Gli impianti alieni
Il più importante investigatore del fenomeno degli impianti extraterrestri è l’ipnoanestesista e ipnoterapeuta statunitense Derrel
Sims, ex agente della CIA e capo investigatore del FIRST, acronimo di “Fund for Interactive Research and Space Technology”.
Sims è attualmente in possesso di una collezione composta da decine di artefatti rimossi dai corpi dei presunti rapiti e ha pubblicato le conclusioni delle sue indagini nel libro “Alien Hunter: The Medical and Scientific Evidence”, scritto in collaborazione con il Dott. Roger Leir.
Secondo i due autori gli impianti, in quanto prove fisiche, costituirebbero una delle testimonianze più valide a sostegno della veridicità delle esperienze raccontate dai rapiti.
E’ comunque difficile, anche a detta dello stesso Sims, provare se gli impianti siano effettivamente di natura aliena visto che le indagini, da lui condotte, non hanno ancora portato ad una risposta definitiva.
“Continuano ad emergere nuovi dati”, ha dichiarato il capo investigatore del FIRST all’interno di un articolo pubblicato nella rivista brasiliana UFO, “scoperti da noi e da altri
investigatori.
Noi rifiutiamo l’implicazione spirituale del fenomeno… crediamo soltanto che le evidenze siano molto forti… siamo comunque dell’opinione che qualsiasi prova, prima di poter essere relazionata
agli UFO, debba necessariamente essere passata al vaglio di scienziati specializzati”.
Il Dipartimento di Medicina dell’Università di Houston, al quale il FIRST ha affidato le analisi degli impianti, ha rilevato nel nucleo interno la presenza di diversi tipi di metallo coperti da
una sorta di gelatina che si innesta alla perfezione nel tessuto connettivo.
A volte, la parte esterna è costituita da un materiale simile alla ceramica. I biologi, i chimici e i microbiologi che hanno effettuato le analisi, ignari della motivazione per la quale gli
oggetti erano stati sottoposti ad esame, non hanno saputo spiegare il motivo della loro presenza nel corpo dei “pazienti”. La particolarità degli impianti consiste nel fatto che questi,
nonostante siano corpi estranei, non provocano alcun tipo di infezione e, in alcuni casi, sono costituiti da composti chimici che non potrebbero esistere in tale matrice.
Ogni rapito, “prova in qualche modo un’espansione del suo senso dell’identità nel mondo.
Quest’apertura a una più completa identità può essere il diretto risultato del rapimento, se non il punto focale del processo stesso.
Il cambiamento sembra derivare da 2 elementi collegati. I rapimenti stessi scuotono la nostra illusione di avere il controllo su noi stessi e dimostrano forzatamente che siamo impotenti di fronte
a forze ed esseri i cui scopi rimangono sconosciuti.
Ogni rapito capisce di non far parte dell’unica razza di individui nell’universo ma che esso è abitato da varie altre entità che ‘non si pensa’ debbano esistere.
Capiscono che gli esseri umani non sono i signori della Terra, ma “bambini del cosmo” che devono trovare la loro via per vivere in armonia con tutti i tipi di creature che popolano la Terra e
l’universo. Questa è una lezione terrificante di umiltà che apre la psiche a una più ampia percezione dell’universo, degli esseri e delle entità che lo abitano.
Allo stesso tempo, come ho sottolineato, i rapiti si aprono alla presenza di una fonte Divina, che riempie i loro esseri e dona un senso di unità con la coscienza universale dalla quale siamo
venuti e alla quale ritorneremo. Le esperienze di vite precedenti, che espandono il senso del sé nel tempo in forma corporea e incorporea, creano una successiva espansione del sentimento di ciò
che deve essere un individuo. Infine, il senso particolare che molti rapiti acquisiscono durante la regressione di avere una doppia identità umana-aliena, rinforza tutto il processo, perché la
parte aliena di sé è percepita come una parte perduta, un legame dell’anima con la fonte universale della coscienza, l’anima mundi, dalla quale sono stati separati”.
❖ Impianti alieni in alcune persone: ecco le caratteristiche fisiche degli oggetti.
E’ una notizia vecchia o di attualità?
Effettivamente, se ne parla da anni, almeno da quando sono cominciate le testimonianze sui rapimenti alieni da parte di alcune persone. Molti raccontano di avere avuto esperienze di “abduction”,
di essere stati sottoposti a esperimenti e analisi da parte di intelligenze extraterrestri e di essersi poi ritrovati con degli strani “impianti” alieni nel proprio corpo.
Nonostante siano notizie conosciute, non si può fare a meno di prendere atto del fatto che questi episodi accadono ancora e che, al momento, sembrano essere caduti nel dimenticatoio. Non però per
il chirurgo podiatrico Roger Leir, per il chimico dei materiali ed esperto in nanotecnologie Steve Colbern e il fisico Robert Koontz, i quali in un recente video prodotto in occasione del 22°
Congresso Ufologico Internazionale tenutosi tra il 27 febbraio e il 3 marzo 2013 a Fountain Hills, in Arizona.
Naturalmente il video è in inglese, ma vi propongo un ampio resoconto.
Quello del ritrovamento di strani oggetti “alieni” all’interno del corpo di centinaia di persone è un fenomeno che riguarda ogni angolo del pianeta. Nella totalità dei casi, non si tratta di
semplici allucinazioni o macchioline prodotte da un “artefatto” radiografico, ma di veri e propri oggetti fisici che vengono puntualmente estratti grazie ad interventi chirurgici.
Le persone, inizialmente, notano il misterioso oggetto dopo aver fatto un sogno strano o subito una paralisi del sonno. L’indomani mattina si ritrovano ad osservare ossessivamente quella parte
del proprio corpo che sembra contenere un oggetto estraneo di natura non biologica.
❖ Ma di cosa sono fatti questi oggetti?
Molto spesso essi contengono ferro di tipo meteoritico ( con isotopi non-terrestri ), appartenenti alla classe degli esaedriti, un tipo di classificazione strutturale delle meteoriti ferrose caratterizzato da un contenuto nickel sempre inferiore al 5.8% e solo raramente inferiore al 5,3%. Inoltre, sono presenti una certa quantità di cobalto e una significativa di iridio. Secondo alcuni ricercatori, gli isotopi ferrosi più pesanti potrebbero essersi formati vicino al nucleo galattico o dopo l’esplosione di una supernova.
Gli oggetti alieni sono normalmente irregolari e ricoperti con un guscio di tipo oleoso, più un rivestimento molto duro che previene il rigetto da parte dell’organismo ospite, impedendo qualsiasi
risposta immunitaria. Il rivestimento esterno sembra essere sensibile ai fononi, con la capacita di ritrasmettere le onde sonore.
Da alcune osservazioni eseguite con il microscopio elettronico EDX, pare che del tessuto biologico cresca dall’interno dell’oggetto metallico. Alcuni degli impianti emettono segnali radio FM
prima di essere rimossi, con una frequenza che tende a scalare dai 93 Mhz fino ai 15 Mhz, una frequenza utilizzata anche per le comunicazioni satellitari nello spazio.
Secondo Steve Colbern, esperto in nanotecnologie, la struttura esterna di questi oggetti sembra essere realizzata da una singola parete di nanotubi, una struttura non presente in natura e, dal
punto di vista tecnologico, molto più avanzata di quanto sia oggi disponibile sulla Terra. Il chirurgo Roger Leir rivela che i microimpianti, possono trovarsi in diverse parti del corpo, sia
superficialmente che in vicinanza della ossa. La cosa strabiliante è il fatto che alcune cellule nervose siano collegate a tali dispositivi.
Gli strumenti hanno rilevato forti campi magnetici di oltre 10 milligauss. Circa il 15% dei rapiti mostra un enigmatico bagliore fluorescente sulla superficie della pelle per circa un mese (
rilevabile ai raggi UV-A, ma più efficacemente con UV-B e UV-C ). Molto spesso i microimpianti sono stati rilevati con dei semplici metal detector portatili, con radiografie e misuratori di
Gauss. Se la radiografia non dovesse bastare, solitamente la TAC riesce ad individuarli con maggiore precisione.
Non sono visibili cicatrici o segni di tagli sulla pelle di chi è stato innestato.
Coloro i quali che hanno notato delle cicatrici sul proprio corpo, raccontano di averle viste chiudersi nel giro di 24 senza lasciare segni di alcun tipo.
Ad oggi, sono stati recuperati circa 24 impianti.
Come spiega Steve Colbern, alcuni di essi hanno strutture romboidali cristalline di cloruro di sodio e sono di dimensioni variabili. Robert Koontz, pensa che la struttura cristallina serva per
generare frequenze radio scalari. Roger Leir, ha detto che il forte campo magnetico generato da alcuni microimpianti è stato capace di allontanare il suo bisturi mentre tentava di cavare fuori
l’oggetto. Attualmente, circa il 2% della popolazione degli Stati Uniti mostra segni significativi di abduction. Si tratta di un dato estremamente significativo, senza considerare i restanti
abitanti del pianeta che potrebbero essere stati impiantati.
Se questi dati sono veri, ciò significa che le intelligenze extraterrestri impiantano e monitorano un considerevole numero di persone. Ma perchè? Il motivo, almeno dal nostro punto di vista, è
totalmente inconoscibile. Ci chiediamo quindi se i governi siano a conoscenza di questi dati e che tipo di misure pensino di adottare.
Fonte
Patient Seventeen è il documentario che racconta l’ultima operazione di Roger Leir, chirurgo e ufologo.
Nel 1992, uno studio poi diventato popolare sosteneva che circa 3,7 milioni di americani soffrivano della cosiddetta “sindrome da rapimento UFO,” o la convinzione di aver avuto un incontro con visitatori extraterrestri. Lo studio è stato criticato sia sul piano metodologico che su quello logico, ma resta innegabile che esistano persone che dicono di essere state rapite dagli alieni, e sono tante. Molti ricercatori hanno cercato, negli ultimi vent’anni, di giustificare l’alto tasso di presunti incontri del terzo tipo, associandolo a un impulso religioso o alla manifestazione di una psicopatologia. In assenza di prove chiare di un incontro con forme di vita aliene, cercare spiegazioni alternative per le denunce ha senso.
Ma cosa succede se, invece, le prove materiali di questi incontri ci sono?
Questo è il concetto alla base di Patient Seventeen, un nuovo documentario pubblicato il mese scorso da Jeremy Kenyon Lockyer Corbell.
Patient Seventeen racconta l’ultima operazione chirurgica di Roger Leir, chirurgo podologo e ufologo di fama internazionale, che sosteneva di aver rimosso impianti di nanotecnologia aliena dai suoi pazienti. Il documentario è un elogio commovente a Leir, che è morto durante le riprese. Ha passato gran parte della sua carriera cercando di rendere lo studio degli UFO e dei rapimenti alieni una vera branca scientifica.
Per le sedicenti vittime di rapimenti extraterrestri, gli interventi chirurgici di Leir rappresentavano un ponte (per quanto pericolante) tra le esperienze personali viscerali avute con forme intelligenti non umane e le prove schiaccianti necessarie per confermare la realtà di questi incontri. Gli scienziati più tradizionali, però, continuano a guardare con scetticismo al lavoro di Leir. Hanno sempre respinto la sua teoria degli “impianti di un altro mondo,” definendoli invece oggetti terrestri, cosa che ha sottoposto il suo lavoro a svariate controversie. Quando ha deciso di girare Patient Seventeen, Corbell era scettico riguardo a tecnologie aliene, impianti e quant’altro, mi ha detto, ma non aveva “alcun dubbio” che gli UFO esistessero e che fossero pilotati da intelligenze non-umane.
"Pensavo che sarei arrivato in fondo al lavoro nel giro di un paio di settimane… cazzo se mi sbagliavo.”
“Stavo lavorando a documentari su campi di studio come quello della nanotecnologia e della propulsione avanzata e su come si relazionino con il fenomeno degli UFO,” mi ha detto Corbell. “Non volevo in alcun modo fare un film su una presunta tecnologia d’impianto aliena e non sapevo cosa pensare, all’epoca. Pensavo che sarei arrivato in fondo al lavoro nel giro di un paio di settimane… cazzo se mi sbagliavo.”
Nel tentativo di gettare luce sul mistero dei presunti “impianti tecnologici alieni,” Corbell ha passato il tempo con Leir e l’anonimo Paziente Diciassette — che Corbell ha descritto come “un tipo qualunque” —, mentre si preparavano alla rimozione chirurgica e all’analisi di un piccolo frammento di metallo misterioso, trovato inserito nello stinco dell’uomo.
Quando si è presentato per l’intervento, ha trovato Leir impegnato a individuare il pezzo di metallo nella gamba del suo paziente con uno stud finder, uno strumento usato in genere per trovare i pezzi portanti nelle strutture di legno dentro le mura di un edificio.
“Ho detto al Dr. Leir che avrei filmato l’intervento, ma che se avesse mentito, manipolato la realtà dei fatti o cercato di ingannare il pubblico in qualche modo alterando i suoi risultati, l’avrei smascherato,” ha detto Corbell. “Gli ho chiesto se fosse sicuro di volermi lì a filmare il suo lavoro e lui ha risposto “Sì, Jeremy. Se lo faccio da più di 20 anni, c’è un motivo!”
Il Paziente Diciassette era a sua volta scettico sulla possibilità che un pezzo di metallo nel suo corpo avesse origine extraterrestri, per quanto nel documentario spieghi di aver incontrato più volte gli alieni da bambino. Ha anche fatto riferimento esplicito alla propria ostilità nei confronti dei propri rapitori alieni nel film — ne parla definendoli “gangster alieni” che vorrebbe “far fuori.” Sono stati questi incontri negativi con gli extraterrestri avuti in infanzia che hanno spinto il Paziente Diciassette a contattare Leir per farsi rimuovere chirurgicamente ciò che riteneva essere un qualche tipo di invasiva tecnologia aliena.
Leir dichiarava di aver rimosso nanotecnologie da diciassette pazienti diversi, benché non sembrasse interessato a condividere questi oggetti o i dati relativi ai casi con altri ricercatori.
Leir è morto poco dopo aver rimosso il piccolo pezzo di metallo dalla gamba del Paziente Diciassette, all’inizio del 2014. Nonostante non abbia potuto vedere i risultati del suo ultimo intervento chirurgico, due dei ricercatori con cui collaborava più strettamente hanno proseguito le analisi dello strano oggetto dopo la sua morte e la seconda metà di Patient Seventeen è dedicata ai loro sforzi.
Secondo le teorie di Leir, i dispositivi ritrovati nei suoi pazienti sarebbero state sofisticate nanotecnologie create dagli extraterrestri. Sempre secondo il chirurgo, questi oggetti non emettevano segnali radio, ma cosiddette “onde scalari,” un tipo di radiazione elettromagnetica la cui esistenza non è mai stata comprovata e che non può essere individuata dagli strumenti radio dell’uomo. L’ultimo fisico che ha seriamente valutato la possibilità che le onde scalari esistessero è stato Nikola Tesla, che aveva non pochi precedenti in quanto a idee di dubbio valore scientifico.
Ad ogni modo, il dispositivo trovato nella gamba del Paziente Diciassette è più che strano in termini di composizione. Corbell, il collaboratore di Leir Steve Colbern — uno scienziato materialista — e un nanoscienziato di affiliazione militare (presunta) che si fa chiamare semplicemente “Nano Man” (lui stesso soggetto di un breve documentario opera di Corbell) hanno portato avanti l’eredità del dottore, mandando il campione a due laboratori per farne analizzare la composizione usando la microscopia elettronica a scansione e l’analisi elementare ad ampio spettro. Questi test possono rivelare rispettivamente la struttura di un oggetto sulla scala molecolare e la composizione elementare completa di un campione.L’ufologia affonda le proprie radici nell’opera di Josef Allen Hynek, un noto astronomo e medico militare, autore di numerosi documenti di intelligence governativa sugli UFO. Per quanto abbia attirato l’attenzione di diversi scienziati affermati — tra cui il professore di psichiatria di Harvard John Mack, è dagli anni Cinquanta che il campo fatica a farsi accettare come legittima scienza.
Questo perché la maggior parte delle prove di incontri alieni è limitata a testimonianze visive o foto e video raccolte dagli stessi testimoni. Eppure, le mancano molti dei presupposti delle scienze dure come la fisica o la biologia, come la possibilità di condurre esperimenti per confutare le teorie. In questo senso, Leir è stato un vero pioniere, almeno nel cercare di introdurre una sorta di rigore scientifico nell’ufologia.
Riteneva che questi “impianti di un altro mondo” fossero la prova definitiva che potesse confermare o confutare del tutto le visite extraterrestri sulla Terra.
Eppure, come alcuni scettici tra cui Joe Nickell hanno sottolineato, la riluttanza di Leir nel condividere i propri risultati o i presunti impianti alieni che ha rimosso, affinché altri ricercatori possano condurre ulteriori analisi è anti-scientifico e mette in una luce ambigua le sue affermazioni. Corbell, ad ogni modo, sostiene che Leir non stesse affatto cercando di nascondere i propri risultati. “Dr. Leir è stato tutt’altro che riluttante nel condividere il proprio lavoro,” ha detto Corbell via email. “Semplicemente, la gente non lo ascoltava — me compreso.” Senza rovinarvi il film, vi basti sapere che i risultati degli esperimenti scientifici di Leir in Patient Seventeen sono decisamente strani.
L’oggetto incastrato nella gamba del Paziente Diciassette aveva una serie di caratteristiche che fanno pensare a un oggetto extraterrestre almeno per la sua composizione chimica, ma è lontano dall’essere una prova schiacciante.
Dopo la morte di Leir ci sono stati eventi strani e Corbell si è ritrovato con più domande senza risposta di quelle che aveva all’inizio.
Trailer Patient Seventeen
Nel tentativo di dare senso alle analisi di laboratorio dell’oggetto misterioso, Corbell ha contattato due esperti esterni al progetto — compreso l’esperto di meteoriti Alan Rubin della UCLA — che ha detto di non essere disposto a essere ripreso per parlare di una possibile forma di tecnologia aliena. Quando Corbell gli ha portato i risultati di laboratorio, ha detto che erano curiosi, ma alla fine ha concluso che sarebbe stato necessario fare altri test per determinare se l’oggetto avesse davvero origini aliene.
Stando a Corbell, poco dopo aver finito le riprese, Colbern — che aveva preso in custodia l’oggetto rimosso dal Paziente Diciassette dopo la morte di Leir — ha smesso di rispondere alle chiamate e alle email del regista e del paziente stesso.
Colbern è di fatto sparito e ha portato con sé l’unica speranza di soluzione del mistero.
Corbell ha detto di non aver avuto notizie da Colbern per due anni, ma poco dopo la pubblicazione di Patient Seventeen, i due hanno ristabilito i contatti e ora Corbell è in possesso dell’oggetto misterioso. Corbell ha detto che intende ripetere i test iniziali per essere sicuro che non ci fossero falsi positivi prima di esplorare altri test che potrebbero — alla fine — determinare se la piccola cosa metallica venga o no dalla Terra.
Nel frattempo, Corbell ha detto di aver sospeso qualsiasi giudizio sul piccolo pezzetto di metallo, se sia o no una nanotecnologia extraterrestre.
Non credo che le credenze e le convinzioni possano giocare un ruolo,” ha detto Corbell, “Potrei trovarmi davanti alla più incredibile conferma fisica di un dispositivo di nanotecnologia aliena proveniente da un altro pianeta e prodotto da un’intelligenza aliena avanzata… oppure no. Ma puoi star certo che scoprirò la verità.
Lo devo al Paziente Diciassette e lo devo al Dr. Leir.”