Trama e scheda del film 10 Cloverfield lane
Titolo originale: 10 Cloverfield lane
Regia: Dan Trachtenberg
Paese e Anno: USA 2016
Cast: Mary Elizabeth Winstead, John Goodman, John Gallagher Jr., Maya Erskine, Mat Vairo
Fotografia: Jeff Cutter
Montaggio: Stefan Grube
Musiche: Bear McCreary
Produzione: Bad Robot
Distribuzione: Universal Pictures International Italy
Genere: Fantascienza - Thriller
Durata: 103 min.
Trama 10 Cloverfield lane
Dopo essere stata coinvolta in un incidente stradale, una giovane donna si ritrova in un misterioso rifugio insieme a due uomini, uno dei quali sostiene di averle salvato la vita. Alla ragazza viene anche detto che il mondo esterno è ormai invivibile a causa di un attacco chimico-batteriologico. Lei è comunque decisa a tentare la fuga.
Trailer 10 Cloverfield lane
Recensione 10 Cloverfield lane
Nato da una sceneggiatura di Dan Trachtenberg intitolata The Cellar e “adottato” da J. J. Abrams che l'ha trasformato, con l'aiuto degli autori del soggetto e – stranamente – del Damien Chazelle
di Whiplash, in 10 Cloverfield Lane, lontano parente del film di Matt Reeves, arriva finalmente sui nostri schermi l'oggetto misterioso lanciato da un'inedita campagna marketing virale a riprese
finite e tenute fino ad allora nascoste. Chi ha già visto il film e conosce l'inglese, qua può trovare un interessante confronto tra la sceneggiatura originale e il risultato finale, ma a noi è
quest'ultimo ad interessare. Cerchiamo dunque di capire cosa funziona e cosa meno – nei limiti del possibile senza spoiler – in questo curioso esperimento.
Già ill titolo crea nello spettatore una serie di aspettative che ovviamente non potranno restare deluse, anche se Trachtenberg (alla sua opera prima. Qua il suo più famoso cortometraggio,
Portal: No Escape, ispirato al videogame Portal di Valve, che parte da una premessa simile), con l'aiuto dei suoi attori e in particolare di John Goodman riesce per tre terzi della durata a
tenerci in bilico e in sospesa attesa del finale che, paradossalmente, finisce per costituire una sorta di anticlimax al dramma a cui abbiamo assistito col fiato in gola fino ad allora.
La premessa è semplice: una ragazza, Michelle, ha un bruttissimo incidente d'auto mentre scappa dalla casa del fidanzato con cui ha litigato (nell'originale la voce è di Bradley Cooper). Si
risveglia con una flebo nel braccio, incatenata ad un letto in quello che sembra – ed è – un bunker antiatomico. A portarcela è stato un panciuto uomo di mezza età, Howard, survivalist ed ex
marine, che le dice di averle salvato la vita perché la Terra è sotto attacco e gli abitanti sono tutti morti, mentre lui, che si prepara da anni a questo evento, è in grado di sopravvivere anni
in piena autosufficienza senza tornare in superficie. Il problema è se l'uomo stia dicendo o meno la verità e fino a che punto, e se Emmett, il ragazzo che scopre essere entrato volontariamente
all'interno del bunker con lui, gli crede davvero.
Nei primi, serratissimi 100 minuti di film, ci troviamo insomma all'interno del classico dramma da camera, in una situazione paradossale in cui ci identifichiamo con Michelle. Che ovviamente,
come faremmo tutti, prova subito a scappare per verificare di persona cosa stia succedendo. Convinta da un fatto a cui ha assistito che qualcosa di terribile là fuori stia veramente accadendo,
stabilisce col suo sequestratore un'amichevole solidarietà, vittima della tipica sindrome di Stoccolma. Ma poi scopre qualcos'altro e dà il via a una catena di eventi che la vedranno per la prima
volta protagonista della sua vita invece che eterna fuggiasca. E' uno scenario insolito per un film americano a basso budget quello in cui ci troviamo: tre soli personaggi, sconosciuti l'uno
all'altro, costretti a coabitare in un unico spazio che svolge quasi la funzione sperimentale di una capsula di Petri. Anche l'inizio è inusuale per un film di genere: la musica copre i rumori e
la voce di Michelle che parla al telefono e conferisce ai suoi gesti e alle sue azioni già un'aura di minaccioso presagio.
Trachtenberg dimostra da subito una grande perizia nella messa in scena, disseminando il film di indizi che dobbiamo ricordare per goderci maggiormente lo svolgersi della vicenda. E grazie alle
dinamiche tra i personaggi così sapientemente orchestrate riesce a tenere alta la tensione, la curiosità e il divertimento fino a che non si esce all'esterno. Forse perché il film si era fino a
quel momento tenuto intelligentemente sul filo dell'ambiguità, la rivelazione (e la realizzazione) risultano infatti un po' deludenti e prevedibili, per quanto non solo attesi, ma, fin dal
titolo, dichiarati e inevitabili. Ma 10 Cloverfield Lane resta comunque una visione piacevole e diversa, dove è bello ritrovare John Goodman al livello di capolavori come Barton Fink e Matinee e
ricordarci quanto bene sappia declinare tutti i toni della minaccia e dell'ambiguità, senza mai sopprimere del tutto la parte ludica e buffonesca. Non a caso il suo lato più oscuro affiora quando
è ripulito e sbarbato e i gesti gentili e apparentemente innocui che compie diventano terribilmente inquietanti. Se come Michelle anche noi pensiamo che qualunque cosa ci sia là fuori sarà sempre
meglio di quello che c'è lì sotto, è merito di questo incomparabile attore che si appropria totalmente della nostra attenzione ogni volta che è in scena. Basterebbe anche solo questo a fare di 10
Cloverfield Lane un film da non perdere.