Trama e scheda del film L'uomo d'acciaio
Titolo originale: Man of steel
Regia: Zack Snyder
Paese e Anno: USA 2013
Cast: Henry Cavill, Michael Shannon, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Julia Ormond, Laurence Fishburne, Russell Crowe, Michael Kelly, Ayelet Zurer, Antje Traue, Jadin Gould,
Tahmoh Penikett, David Paetkau, Richard Schiff, Christopher Meloni
Fotografia: Newton Thomas Sigel
Montaggio: David Brenner
Musiche: Hans Zimmer
Produzione: Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures, DC Entertainment, Cruel & Unusual Films, Syncopy, Atlas Entertainment
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Genere: Fantascienza
Durata: 143 min.
Trama L'uomo d'acciaio
Poco prima che il pianeta Krypton venga definitivamente distrutto, lo scienziato Jor-El riesce a spedire il figlio neonato Kal-El sulla Terra, suscitando le ire del Generale Zod. Sul nostro
pianeta Kal-El cresce con la consapevolezza di essere diverso e di avere un giorno una missione da portare a termine. Capirà che deve salvare il genere umano poco prima dell'arrivo di Zod, che
intende seminare morte e devastazione. Ne L'Uomo d'Acciaio diretto da Zack Snyder, troviamo Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman. Il film è interpretato anche da Amy Adams nel ruolo
della giornalista del Daily Planet Lois Lane, e da Laurence Fishburne in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci
sono Diane Lane e Kevin Costner. A combattere contro il supereroe sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod, interpretato da Michael Shannon e Faora, interpretata da
Antje Traue. Originari di Krypton sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van, interpretata da Ayelet Zurer e il padre Jor-El, interpretato dal premio Russell Crowe. Nel
cast anche Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick, Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil Hamilton.
Trailer L'uomo d'acciaio
Recensione L'uomo d'acciaio
Alto, possente, di bell’aspetto, intelligente, super forte, buono e gentile: i canoni estetici e morali del supereroe per eccellenza erano questi. Stereotipi concettuali presenti nell’immaginario
collettivo che altro non aspettavano che essere utilizzati per dare vita a quell’immagine di perfezione morale e fisica che da tempo si sognava.
Era il 1938, quando Jerry Siegel e Joe Shuster, tenendo conto dei canoni di cui sopra, diedero vita su carta al primo, vero supereroe della storia. Era il 1938 quando la S di supereroe iniziò ad
avere un personaggio di appartenenza, un simbolo che nel tempo avrebbe cambiato il mondo dei fumetti e che sarebbe entrato nel cuore di molti. Era il 1938, l’anno in cui prese vita
Superman.
Sono passati ben settantacinque anni da quel momento, tra eventi storici ormai appartenenti a libri di testo e trasposizioni cinematografiche e televisive del supereroe. La datazione del
personaggio, quindi, è forte e si sente, avendo alle spalle un background storico senza precedenti. Se le sue origini, il suo credo e la sua “aliena umanità” non sono mai state realmente
intaccate dallo scorrere del tempo, né sul fumetto (escluso il capolavoro stand alone Superman: Red Son di Mark Millar) né cinematograficamente parlando, oggi giorno si è intravisto uno spiraglio
per rilanciare il personaggio nelle sale, grazie al Re Mida del cinocomic, Christopher Nolan, qui in veste di produttore, che con la sua trilogia de Il cavaliere oscuro aka Batman ha radicalmente
riscritto il genere, donando un approccio diverso ma più credibile al concetto di Eroe mascherato o Supereroe. Più realistico, più action, più umano nel bene e nel male e soprattutto senza il
peso della datazione, L’uomo D’Acciaio di Zack Snyder (Watchmen e 300) è tutto questo e anche di più; ma per parlarne c’è prima bisogno di approfondire il concetto di “realistico”, in parte
traviato da molti.
Tutti conoscono L’Uomo D’Acciaio, a tal punto che domandare chi sia risulti ridicolo. Eppure…chi è Superman?
Kal-El (suo nome originario) è un kryptoniano, spedito ancora in fasce sulla terra a causa del collasso del suo pianeta d’origine, Krypton. Atterrato nel Kansans, a Smallville, fu trovato ed
adottato dagli amorevoli Jonathan e Martha Kent, i quali lo ribattezzeranno Clark. Nel tempo, le diverse condizioni atmosferiche del pianeta terra avranno un effetto potenziante su di esso: vista
a raggi X, superudito, superforza ed indistruttibilità sono solo alcune delle capacità che imparerà ad utilizzare e a mettere al servizio della popolazione umana, tenendo nascosta la sua vera
identità e facendosi chiamare Superman.
Kal-El, Clark Kent, L’Uomo d’acciaio o come lo si conosca, è stato, è e sarà sempre, quindi, un alieno. Gli stessi creatori del personaggio affermarono che la fantascienza ebbe un ruolo
importante nella creazione del supereroe, perché genere caro ai lettori e punto di partenza credibile per un personaggio che avesse potuto ergersi al di sopra del mondo e dei sui abitanti, ma non
come tiranno, bensì come difensore.
Per cui, il concetto di realistico, accostato al personaggio in questione, altro non può essere che un realismo fantascientifico, con effetti speciali e CGI spettacolari in grado di creare un
pianeta con una fauna ed una struttura propri, navi spaziali incredibilmente sofisticate e capaci di rappresentare su schermo la distruzione possibile quando due forze inarrestabili si scontrano
in un pianeta fragile come la Terra. Impensabile da principio, quindi, creare un Superman del tutto umano, come impensabile da principio era il fatto di trattare il personaggio allo stesso modo
dei film precedenti, interpretati dal pur sempre iconico Christopher Reeve.
Risulta chiaro come nella costruzione “più credibile” di un Superman radicalmente alieno, David Goyer (Il cavaliere oscuro) abbia incontrato non pochi ostacoli, costruendo comunque nel complesso
una storia che rende giustizia al personaggio, carica di moralità, profondità, classico buonismo fumettistico e tanta (ottima) azione. Dove sbaglia lo sceneggiatore sono, purtroppo, le singole
parti: in più di una scena si rimarrà basiti dalla velocità e la semplicità superficiale con la quale si viene a conoscenza, si analizza e si risolve un problema, sia esso minore (da dove viene
il costume di Superman?) che maggiore (cos’è quell’attrezzo colossale che sta scavando da emisfero ad emisfero la terra?).
Zack Snyder, ormai soggetto all’odio incondizionato e a volte inconcepibile di una larga fetta di critica, qui si ritrova a dirigere in modo eccellente il suo terzo cinecomic, sempre con una cura
maniacale per i dettagli, le inquadrature e il montaggio, mai così serrato e quasi ineccepibile, dalla meravigliosa apertura su di un Krypton vivo e in piena guerra civile, fino alla strepitosa e
ben costruita resa dei conti finale tra Superman e Zod, uno dei migliori scontri cinematografici di sempre.
L’Uomo d’acciaio risulta inoltre ottimo nel montaggio spezzettato dei flashback della prima parte della pellicola, nella quale viene approfondita egregiamente e senza risultare ripetitiva la
storia di Kal-El sulla terra. Una scelta molto saggia, se si pensa a come già in passato la crescita del personaggio sia stata anche troppo approfondita e troppe volte riproposta allo stesso
modo. Goyer e Snyder la mutano invece nella narrazione e nell’estetica, senza però scardinarne le basi. Un esempio lampante di ciò, è la scena della morte del padre terrestre Jonathan Kent,
interpretato da un credibilissimo Kevin Costener, nella quale a cambiare è solo il “come”. In una rivisitazione o reboot, l’importante è che i fatti e gli atti necessari alla crescita interiore
del personaggio sussistano imprescindibilmente dal contesto in cui avvengano. Ed è esattamente il primo passo dal quale partire.
Un lavoro, quello de L’Uomo d’acciaio, che riguarda anche la scelta degli interpreti. Si inizia dal protagonista, l’indistruttibile Clark Kent, interpretato da Henry Cavill, perfetto nei panni
del superstite Kryptoniano, sia per espressività che per prestanza fisica, ed incarna tutta la potenza e l’umanità del personaggio creato da Siegel e Shuster. Così come possente ed
irrimediabilmente corrotto dalla sua stessa follia è il Generale Zod, nei cui panni troviamo il caratterista americano Michael Shannon, qui capace di regalare al pubblico un grande Villain,
grazie anche alla sua particolare recitazione, che risulta sempre affascinante nei contenuti quanto strana nell’espressività. Uno dei migliori attori in circolazione. Su Krypton, Zod era
inizialmente un caro amico di Jor-El, padre di Kal-El. Jor-El, nella rivisitazione di Goyer, è sempre il più eminente scienziato del pianeta, ma con una vena action che osa nel rendere il suo
personaggio più combattivo e guerriero rispetto all’originale controparte cartacea. Russell Crowe recita con molta più enfasi ed empatia ne L’Uomo d’acciaio che ne Les Miserables, tirando fuori
il meglio dal personaggio attraverso una buonissima interpretazione, seppur con i suoi limiti.
Purtroppo, anche a livello di caratterizzazione dei personaggi, Goyer non si è spinto oltre ai citati, relegando Lois Lane (Amy Adams) ed altri a macchiette comprimarie e direi davvero
superflue.
Nota di merito va alla sublime e perfetta colonna sonora del sempre ottimo Hans Zimmer, che accompagna adagio e prudentemente le sequenza parlate e senza mai sovrastare ma arrivando con potenza
allo spettatore nelle scene d’azione. Inoltre una fotografia molto “malickiana”, seppur con toni freddi e cupi, fanno della completa messa in scena uno spettacolo entusiasmante e
affascinante.
In conclusione, Snyder, Goyer e Nolan ripropongono una versione più credibile e fantascientificamente realistica del supereroe per eccellenza, che seppur con qualche inciampo nella scrittura,
regala due ore di puro spettacolo visivo, che legato alla cura per l’immagine e all’ineccepibile colonna sonora fanno de L’Uomo d’acciaio un perfetto film di fantascienza, un buonissimo cinecomic
e una spettacolare film d’azione.
Di Luca Ceccotti
Disc: 1
Disc: 2