Trama e scheda del film Devil’s Pass – The Dyatlov Pass Incident
Titolo originale: The Dyatlov Pass Incident
Regia: Renny Harlin
Paese e Anno: USA, Gran Bretagna, Russia 2013
Cast: Gemma Atkinson, Richard Reid, Matt Stokoe, Holly Goss, Luke Albright, Anastasiya Burdina, Ryan Hawley, Valeriy Fedorovich, Sergey Lobanov, Nelly Nielsen, Jane Perry,
Aleyksey Kink, Nikolay Butenin, Oleg Kurlov
Fotografia: Denis Alarkon-Ramires
Montaggio: Steven Mirkovich
Musiche: Mary Ramos, Holly Adams
Produzione: Russia cinema Fund,
Distribuzione: Tanweer Films
Genere: Horror, fantascienza
Durata: 100 min.
Trama Devil’s Pass – The Dyatlov Pass Incident
Un gruppo di giovani studenti statunitensi ripercorre le orme della spedizione che nel 1959 fu ritrovata sterminata sui Monti Urali. Muniti di strumentazioni e di macchina da presa, il gruppo,
capeggiato dall'antropologa Holly, si avventura nell'entroterra russo, visitando alcuni luoghi toccati dai precedenti membri, tra cui l'ospedale psichiatrico dove è rinchiuso l'unico
sopravvissuto e la taverna, dove i 9 escursionisti russi sostarono la notte prima di partire. Giunti faticosamente sul passo Dyatlov, assistono a strani avvenimenti (il ritrovamento di una lingua
umana, l'eccesso di radiazioni, gli strumenti che smettono di funzionare) e il terrore inizia a serpeggiare tra i ragazzi, al punto che molti vogliono tornare indietro ma Holly (da sempre
attratta da quel luogo) li convince a restare per non rendere vani gli sforzi fatti fino a quel momento. Quando una slavina distrugge il campo uccidendo l'altra ragazza del gruppo, la situazione
precipita e Holly, assieme agli altri due sopravvissuti, si rifugia in una misteriosa botola sotterranea che conduce ad un laboratorio militare russo, apparentemente abbandonato.
Trailer Devil’s Pass – The Dyatlov Pass Incident
Recensione Devil’s Pass – The Dyatlov Pass Incident
Dico sempre che sono stufo dei mockumentaries horror però ogni volta che ne esce uno , sono lì in prima fila a vederlo, forse per un lieve istinto masochistico che ogni tanto mi spinge ad
autofustigarmi, cinematograficamente parlando.
Ma qui sono ampiamente giustificato: c'è un tipetto tosto come Renny Harlin alla regia, uno caduto un po' nel dimenticatoio ma che se gli date una cinepresa in mano può sempre cavarne qualcosa di
buono ma soprattutto c'è una storia vera ( quella dell'incidente al passo Dyatlov, una storia raccontata nei particolari in una succosissima pagina di Wikipedia, per i pigroni potete leggerla qui
) ancora gravida di mistero che ha il potenziale di tenerti incollato alla poltrona.
The Dyatlov pass incident non è un mockumentary puro , anzi è abbastanza spurio nel mescolare le varie tecniche e soprattutto evita quel fastidioso effetto mal di mare che in genere viene
provocato dalle immagini girate da una telecamera tremolante.
Serve subito su un piatto d'argento un pugno di personaggi non particolarmente simpatico che ha dal primo minuto il physique du role della carne da macello e per quanto riguarda le riprese in
esterni, in Russia, si avvale di locations veramente splendide.
Ha il solito problema manifestato dalla maggior parte dei film appartenenti al genere mockumentary: per un' ora non succede praticamente nulla, ci sono chiacchiere e pruriti vari, qualche piccola
solecitazione per aumentare , ma di poco, l'inquietudine, non si riesce a memorizzare neanche il nome di tutti i personaggi, almeno io non sono riuscito a farlo e questo per dire che a Renny
Harlin non interessava più di tanto far affezionare lo spettatore a questi personaggi, i classici sborroncelli americani che si sentono superiori e in grado di risolvere tutti i problemi, anche
un mistero che resiste da oltre 50 anni.
Dopo la prima ora di acclimatamento , si fa per dire, finalmente The Dyatlov pass incident decolla e fa una specie di decollo verticale come un aereo ultramoderno.
Il livello di tensione si alza di parecchio, la vicenda prende una piega inaspettata tra sci fi e complottismo vintage da guerra fredda, il ritmo aumenta in modo vertiginoso e Harlin muove
la sua cinepresa nel buio e in corridoi strettissimi come se non avesse mai fatto altro nella sua vita, marcando la differenza tra la regia di uno che sa fare cinema come lui e i carneadi che
spesso si trovano dietro operazioni fallimentari artisticamente come The Chernobyl diaries.
Un certo parallelismo si potrebbe anche fare tra i due film ma è proprio Harlin a marcare la differenza : nonostante abbia poco budget e abbia la necessita più di nascondere che di mostrare
proprio per l'esiguità dei fondi a disposizione. Se la parte finale di The Chernobyl diaries era un'accozzaglia senza senso di sequenze in cui si capiva poco o nulla in The Dyatlov pass
incident è tutto molto chiaro , non ci si perde proprio nulla.
Un po' come succedeva in The Descent, film che mi è tornato in mente durante la visione, poteva essere stato girato anche nel salotto di casa Marshall, eppure in grado di far tremare le
vene dentro ai polsi.
Ho dovuto fare i salti mortali per evitare fastidiosi spoiler ma l'ultima mezz'ora di The Dyatlov pass incident è veramente un bel vedere.